I racconti dalla Locanda alla Fine dei Mondi

L’esecuzione

Quella mattina arrivarono con un’ ora d’anticipo; fu un risveglio brusco per tutti, nessuno li aspettava così presto, i lavori in genere iniziavano alle 6:00, erano in due, uno imbracciava un fucile, l’altro impugnava una pala. Quello armato mi fece un cenno facendomi intuire di seguirlo; mi alzai e uscii dalla baracca, una volta fuori il soldato con la pala richiuse la porta, gli altri si rimisero a dormire.
Camminavo a fatica, la ferita alla coscia che mi ero fatto a lavoro due giorni prima si era infettata e ora era di un colore gialloscuro.
Mentre mi scortavano pensai al giorno in cui ero arrivato al campo, avevo paura, dissero che dovevamo soltanto lavorare per un po‘ di tempo e poi ci avrebbero lasciati liberi, con il passare dei giorni eravamo sempre meno e dalla cappa del camino dell’ edificio in mattoni usciva uno spesso fumo nero che ti faceva venire i brivi…capii subito che non sarei mai più uscito vivo da quel posto maledetto.
Giunti in uno piazzato lontano dalle baracche mi porsero la pala e mi urlarono - scava!! – io non capivo la lingua e scossi la testa, il soldato allora si riprese la pala e imito il gesto di solcare il terreno, mi spinse nuovamente lo strumento tra le breccia e ripetè – adesso scava!! - .
Cominciai a graffiare il terreno, non sapevo perché scavavo, ero stremato da giorni non mangiavo e la ferita comincio a pulsare e a farmi un male terribile. Dopo circa mezzora le forze mi abbandonarono e caddi per terra, il soldato con il fucile si avvicinò e mi ringhiò – alzati stronzo!! – dandomi un calcio nelle costole, rantolai dal dolore e strinsi i denti, con le poche forze che mi rimanevano mi rialzai e continuai a scavare.
Mentre strappavo pezzi di terra umida alzai lo sguardo, di fronte a me c’era una ragazza pallida dai capelli scuri vestita tutta di nero con uno strano pendaglio appeso al collo, stupefatto mi strofinai gli occhi con la manica della camicia, la ragazza era sparita, di certo doveva essere un’ allucinazione dovuta allo sforzo inumano che stavo compiendo.
La buca era diventata abbastanza larga e profonda, - basta così – mi ordinarono, lasciai la vanga e caddi in ginocchio – in piedi!! – gridò il soldato alle mie spalle feci come mi avevano ordinato e mi voltai, il soldato aveva impugnato il fucile…
BANG!!
Sentii un forte dolore al petto e caddi di spalle nella buca …
La vista mi si stava annebbiando e non sentivo più alcun dolore, l’ultima cosa che vidi fu quel terribile fumo nero che si levava nel cielo grigio, la ragazza pallida si affacciò alla fossa e mi tese la mano – vieni è finita…-

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I dati del racconto

  • Racconto

    del 18-03-2009

  • Autore del racconto

    dunstan

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