I racconti dalla Locanda alla Fine dei Mondi

LA SERA DI UN ADDIO - Ode triste a Delirio

(In un vicolo buio tra palazzi neri grigi ombre vapori sussurri, due persone, un ragazzo e una ragazza di non più di vent’anni, appoggiate al muro, dietro di loro una bambina dai capelli multicolore circondata di farfalle cangianti, quasi eterea, che sembra cercare qualcosa)

- Non c’è un ritorno
Oggi e domani si perderanno come una goccia, così, tra le piogge acide, come le auto che bruciano ai lati della strada, come i bambini senza nascite, come sera senza il buio, una eclisse di luce morta tanti secoli fa che ci raggiunge oggi ma è spenta fredda nella strada che ha percorso per arrivare fino a noi.
Tutto è un’eclisse triste, sfumata, perduta.
E io e te saluteremo la sera eterna che ci accoglie come non fa nessuno
saremo un po’ più giusti lontano da tutto ciò che è scomparso e io e te ci eleveremo per un altro viaggio lucido senza bisogno di un ago per volare perché avremo delle ali belle e grandi come quelle dei cigni o degli angeli
e sarà tutto così piccolo da lassù
sarà tutto nostro
senza un limite senza l’odio che ci riempie senza gli sguardi di pietà senza le teste che si girano senza i bambini che piangono e guardano e che non riesco a più vedere…
sarà come avere qualcosa.

(Il laccio emostatico si allenta e scivola sull’asfalto bagnato e Mil lo raccoglie e lo stringe sul suo braccio così magro, lo tende, fino a sentire qualcosa, forse a sentire che è ancora vivo.
Triste ma vivo.
E la siringa è piantata nel braccio inerte della ragazza sdraiata sul marciapiede e lui la estrae con dolcezza, come se le togliesse un filo di paglia dai capelli. Lei sospira, e poi un rantolo, poi parla)

Si, e ci spegneremo come soli senza più idrogeno come le stelle al mattino come un’eclisse infinita…
E io non l’ho mai vista un’eclisse…cioè, una vera…
Come quelle dei film, quelle che il giallo all’improvviso si oscura dall’invisibile, prima una fetta, poi metà e poi tutto
La luce c’è
Ma quel nero sporca l’aria e poi tutto passa e la gente continua a camminare come se niente fosse stato come se il cielo fosse uguale a prima come se il mondo dovesse ruotare incosciente per sempre, come se quello spettacolo enorme non avesse poi molta importanza per le loro vite inutili

(Adesso l’ago lucente e arrossato si infila nel piccolo braccio di Mil e cerca una sottile vena verde, da qualche parte)

Avevo tanta paura degli aghi quando ero bambina ogni volta che mamma mi doveva portare ad un prelievo io mi facevo la pipi addosso e lei si arrabbiava, ma poi mi diceva che era una cosa da nulla che l’ago non avrebbe fatto male che tutto sarebbe durato un attimo e io gli chiedevo di farmi sentire sul braccio il dolore che avrei provato e lei mi pizzicava dolcemente
e io avevo paura un po’ meno…
Ma poi c’era quell’odore che permeava le sale e la siringa con quel lungo ago e io pensavo che mi entrava tutto nel braccio che sarebbe uscito dall’altra parte e io avrei provato tutto il dolore dell’universo e che mamma mentiva come sempre e avevo più paura di prima
Ma c’era mamma che mi teneva e mi parlava e io non vedevo l’ago giravo la testa sentendo che entrava ma non faceva poi tanto male e lei parlava piano al mio orecchio e diceva che era tutto finito mentre io guardavo il tubo trasparente riempirsi del mio rosso, del mio sangue, della mia vita.

(la cerca la cerca la cerca e non bada al dolore, anzi, quasi lo vuole sentire più forte)

- Anch’io avevo paura e una volta ero andato da solo a farlo perché la mamma non c’era e il papà mi faceva avere ancora più paura perché devo essere un uomo, perdio, e piangere per una cosa come un prelievo era da femminucce e mi picchiava finché non smettevo di piangere, capisci Lila, mi picchiava così tanto che riuscivo a finire tutte le lacrime che avevo dentro, riusciva a prosciugarmi e inaridirmi l’anima…ed ero li, solo, davanti al portone del laboratorio, un portone di legno e ferro di una bruttezza senza scuse, e ho incontrato quella signora bianca che mi guarda e mi vede e dolcemente mi chiede se gli permetto di accompagnarmi dentro, e io ero ancora più terrorizzato perché anche lei mi avrebbe visto piangere dalla paura e mi vergognavo perché sono una femminuccia senza dignità, non sono un uomo, mi ripetevo mentre guardavo l’ago entrare, come se guardassi la morte negli occhi, e non avevo più paura e mi sentivo così grande…

(Mil trova una venuzza e preme il piccolo stantuffo e l’aria liquida gli entra dentro come una lava calda e chimica e non ha più occhi per Lila che guarda la luna di latte.
E come sempre la piccola nostalgia della sua anima lo inonda e lo sommerge come onde di un mare lieve, e lento il flusso risale la piccola vena
fino al cuore,
fino al collo,
fino al cervello,
e li esplode come una bomba di tutti i colori e il grigio sfumato del mondo si fonde nel caleidoscopio di colori della sua mente e tutto ruota e si incurva dolcemente e si sente come sopra una nave che rolla in ogni direzione , destra sinistra su giù veloce lento.
Un nuovo mondo luminoso e verde lo accoglie enorme e lo avvolge, lo riempie completamente, svuotandolo e ridefinendolo e lui vola leggero in una dimensione distorta.
Poi si fissa su una piccola luce al centro dei suoi pensieri , quel piccolo puntino che non è ancora riuscito a raggiungere dopo tutto quel tempo, quel puntino luminoso che si nasconde dietro tutta l’eroina che si è iniettato nel corpo.
E tutto si sfuoca si fonde e si confonde per poi ritornare e poi ridefinirsi come un gorgo nel lago, come gli occhi nell’acqua, e c’è sempre quel puntino, ora più vicino, che lo spaventa e lo attira, lo chiama, e qualcosa in lui come sempre resiste all’adunanza dei sensi, e li fa espandere in ogni direzione, come la rosa dei venti e tutto è così come vorrebbe nei suoi sogni più intimi
Ma è tanta oggi, troppa.
Che circola come un DNA impazzito, come un trapano dentro che lo scava alla ricerca di nuovi spazi non raggiunti
che scava
scava
scava
e lo trascina con se verso una spiaggia o un deserto, e all’orizzonte un grande sole che lo attrae irreversibilmente come un buco nero
e ora è veloce e sta per gettarsi dentro il sole immenso di luce e manca così poco…
l’istante di un trapasso alla vita, veloce e improvviso e accecante e tutto intorno a lui è come lo ha lasciato, tutto grigio e tutto sbagliato, tutto fuori posto.
Lì c’è la piccola Lila che si rannicchia sul cemento con i capelli gocciolanti di acque morte e nere e la guancia su un pacchetto vuoto di patatine e gli occhi che balbettano.
E poi c’è lui, scosso da brividi violenti, che si dimena come un pesce sull’amo, che rotola sull’asfalto puzzolente, che si vomita addosso, che ora ha smesso di muoversi con la bava bianca e spumosa che cola giù, sempre più giù
Senza fine.
E lui lo vede dall’alto, come in un fotogramma vivido.
Ma non sente niente, eppure è lui che muore per overdose in un vicolo buio e dimenticato.
E’ lui che si vede morire.
Sto morendo, capisce, e vuole gridare, farsi aiutare
Vuole.
Ma non grida.
Guarda.
Guarda la piccola carcassa emarginata del suo corpo, le occhiaie viola e le braccia magre e bucherellate, la barba incolta, i radi capelli, le cicatrici su tutto il torso, la paura marchiata sulla sua pelle secca
E sa che non può gridare.
Perché tutto tornerebbe come prima, come se niente fosse successo, e avrebbe sprecato la sua possibilità di fuggire una volta per tutte.
Gli mancherà solo Lila, che è con lui da sempre, accanto al suo corpo vuoto.
Lila bella come il mare d’inverno
come il sangue
come le foglie che danzano prima di venire calpestate
la piccola Lila con gli occhi tristi
la piccola Lila violentata
la piccola Lila che si vende sulle strade
la piccola Lila che voleva fare teatro
la piccola Lila che un giorno morirà come lui
ma non smetterà mai di sognare
Lila lì, sola
ormai
come un fiore nel cemento)

- Sai, vorrei alzarmi e smettere con tutto questo.
Smettere con l’eroina e alzarmi come il sole, vedere i colori che prima riuscivo ad amare, ritornare bambina, oppure morire.
Vorrei tanta forza che forse ho perso un buco dopo l’altro, vorrei una possibilità, un altro giorno in cui possa rinascere, un altro tempo o un altro mondo o solo una mano che mi tiri su…
Ho visto troppo
Troppa gente spenta
Troppe mani tremanti
Troppi visi scomposti
Troppi amici morti.
Sai, ieri Miriam è andata.
Io l’ho vista, volava in cielo, libera finalmente
Gridava nella notte, la sua dolce mattina, gridava alle vecchie bastarde che allungavano il passo, ai ragazzi che giravano i cellulari dall’altra parte ricoperti dalle loro magliette firmate, gridava ai padri e alle madri, gridava sola, compagna una siringa che non l’ha lasciata fino alla fine,
unica amica mentre moriva
gridava col corpo con gli occhi con l’anima, in bocca un muto richiamo all’umanità deflagrata sotto la sua pelle candida e sottile, dentro le sue vene contratte ed affamate, fino al suo cuore ormai spezzato.
Rosso come le sue labbra tanto tempo fa
E gridava sola.
E tutto è esploso lento e continuo e tutto correva frenetico intorno, ma lei si era fermata per sempre su quella panchina e non ci sarebbero più state risate, lacrime, redenzione, salvezza, felicità…
Sai, io vorrei morire con una mano sulla fronte e una lacrima che qui nessuno potrà versare per me, come io non ho versato per Miriam…
Ricordi il viso dei tuoi genitori, Mil?
Io no, li ho dimenticati tanto tempo fa.

(Lila scuote Mil e lo sente freddo,
morto, lo sa.
Lo guarda e un fiume di lacrime gli annebbia la vista.
Ti sia lieve il paradiso,dice
E si odia.
Piange Lila, come non credeva di riuscire più fare, e toglie la siringa dalla carne di Mil e piange, piange con la faccia stretta fra le ginocchia.
E secoli dopo le lacrime sono finite.

(Lo bacia sulla fronte ancora sudata e tiepida e poi si alza. La bambina dai capelli di mille colori la prende per mano e gli dice:
Non essere triste, ti do una farfalla, la vuoi?)

I commenti degli utenti di neilgaimania

Nobody Owens26-03-2008 alle 23:08

Complimenti, ci sono pezzi veramente molto evocativi.

sandmanbianco28-03-2008 alle 22:31

Bè mi è piaciuto, non è un racconto "bello" nel senso letterale del termine ma mi è piaciuto molto... e rievoca quelle ere fatte di eroi ed eroina...

Stardust31-03-2008 alle 15:13

Sbaglio o già lo avevi inserito tempo fa senza la parte di Delirio? :P

Oggi come allora rabbrividisco leggendolo. Complimenti, ci sono delle immagini davvero particolari.

Ephel_duatH01-04-2008 alle 07:58

sisi, mi era stato detto che non era attinente alle tematiche, ma l'avevo scritto pensando alla piccola Delirio e quindi l'ho esplicitato

sandmanbianco01-04-2008 alle 17:35

a parte Delirio c'è anche Disperazione!!

I dati del racconto

  • Racconto

    del 25-03-2008

  • Autore del racconto

    Ephel_duatH

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