I racconti dalla Locanda alla Fine dei Mondi

Momenti

La fresca brezza accompagna nel crepuscolo il volo della creatura, che lentamente plana sul rosso paesaggio collinoso, il soffio serale si insinua attraverso le pieghe della lunga veste scura. E accade, l’eterno viaggiatore viene scosso internamente, non saprebbe dire dove, alla vista del tramonto, ed egli già ne ha visti parecchi nella sua esistenza: il fiume sussurra tra le rocce là vicino, già avvolto nell’ombra, mentre il cerchio solare si adagia delicatamente nell’ansa di due morbide alture erbose tinte di un soffice azzurro dalle distese dei nontiscordardime, intanto sull’orizzonte si alzano spettatori nere sagome di alberi lontani e il cielo, una chiazza del vino degli dei rovesciato durante un banchetto, una visione che non si merita l’umano pensante, una splendida cupola infinita sotto la quale le nuvole si sono assopite timidamente; ma girando il viso si accorge che già l’oscurità stellata prende posto con classe nello spazio liberato.
E’ già tutto finito, ma il viandante inarrestabile si è eccezionalmente permesso di ritardare il suo compito. Non cammina, ma velocemente si sospende nell’etere, supera ostacoli e superfici frastagliate, guada il fiume gettandosi da un masso, si infila tra i rami degli alberi con leggiadria ed esce allo scoperto su un rialzamento roccioso.
E’ quasi arrivato; sulla sommità lo aspetta il lugubre paesaggio: tutta l’erba è appiccicata nel lucido sangue rossastro, viscide viscere umane fioriscono ovunque, liquide cervella colano dai massi lentamente, qua e là è una scheggia di metallo, un arnese distrutto, il terreno è tutto buche infernali e loro sono là illuminati dalla luna che sorge, intanto soddisfatte e sghignazzanti si alzano le ombre delle aste di bandiere verso il cielo, sul quale la notte stende il suo velo per rispetto su coloro che ivi giacciono, cadaveri scorticati, spellati, mutilati, massacrati, polverizzati, giacciono interi o a pezzi addormentati per sempre sotto il cielo cosparso di stelle, e ci son visi che per sempre piangeranno, altri che stupidamente rideranno, altri che seri e impassibili nasconderanno in eterno i dolori del cuore. L’arrivato osserva quella scena che mai avrà fine, afferra la falce ancestrale e come loro guida accompagna i morti nell’ultimo viaggio, il loro signore.

I commenti degli utenti di neilgaimania

crowley05-02-2008 alle 22:04

metaforicamente bella...
non è ironia, ma è per dire che è piena di analogie complicateche, secondo il mio stupido parere, rallentano troppo la storia...

Tentauren25-03-2008 alle 12:49

Molto descrittivo, complimenti per il tramonto.

I dati del racconto

  • Racconto

    del 26-01-2008

  • Autore del racconto

    Nobody Owens

  • Il racconto è stato commentato

    2 volte

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    28417 volte

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