I racconti dalla Locanda alla Fine dei Mondi

21 Marzo

Un istante. E subito non c’era più. Nessuno l’aveva visto, piccolo e veloce com’era. Anche se certo non si può dire che non fosse: fili d’argento leggeri e sottili, gli sfioravano le spalle minute ed era solo la loro luce che rischiarava quel luogo. Vispi occhietti blu cobalto brillavano come zaffiri incastonati in quel magro volto diafano. Le manine affusolate sistemavano a brevi intervalli un cappello verde scuro spruzzato di bianco, molto simile ad un abete innevato per il colore e per la fattura. Una pesante tuta, sfumata tra il blu e l’azzurro, lo faceva rendeva impacciato nei movimenti e alterava le proporzioni del suo piccolo corpo, altrimenti perfette; gli orli immancabilmente adornati di campanelle dal suono cristallino, che risaltavano sul tessuto con i loro riflessi argentati. Completava il tutto un paio di scarponi di cuoio marrone, bordati di pelliccia bianca.
Era il freddo, era il ghiaccio che caratterizza gli inverni più rigidi. Ma era ormai tempo di ritirarsi, di lasciare il posto a chi di dovere, pensava tutto impettito, anche se non aveva ancora accettato di dover essere rimpiazzato ogni volta. Ma il manto bianco che avvolgeva il mondo non avrebbe tardato a scomparire, e per lui la vita sarebbe presto diventata impossibile. L’avanguardia di quell’esercito di colori stava già avanzando contro le truppe di ghiaccio.
Si sollevò in un sospiro il petto del folletto, come sempre in anticipo sul luogo dell’incontro. La nostalgia di vedere lei, lì, in quel momento, per un istante lei.
Ma la forza di un desiderio può piegare il mondo, a volte.
Un lampo verde scaturì dal nulla, accompagnato dal profumo dei fiori e quello dolce del miele e del polline, il ronzio e il frinire degli abitanti dei prati. Quando la luce si affievolì e si spense, una figura drappeggiata di vesti sfrangiate ricavate da ritagli di stoffa colorata fece la sua comparsa, la fisionomia di una giovane donna in miniatura. Solo gli occhi rivelavano la sua vera età. Lei era lì quando per la prima volta si sciolsero le nevi, quando il primo passero cantò, quando il primo fiore si affacciò timido dalla sua corolla, lei c’era, e in quel momento nacque, e in questi momenti torna a nascere. E lui prima di lei, quando il vento rubò le ultime foglie secche dai rami degli alberi e le trasportò lontano. Gli occhi color smeraldo della folletta erano lo specchio stesso della felicità e dell’allegria. I lisci capelli verde muschio, lunghi fino a metà schiena, costituivano una perfetta cornice al viso paffuto e roseo, sempre sorridente. Appoggiata sul capo portava una ghirlanda intrecciata di pratoline. I piedi erano scalzi ma morbidi, per nulla abituati a essere sfruttati,poiché per viaggiare si serviva di ali piccole e trasparenti, che curiose spuntavano tra i capelli e le frange della veste, fragili solo all’apparenza, fiere in mezzo alla schiena.
Sei in ritardo, pensò il folletto, ma non le disse nulla. Lei sorrise con aria falsamente colpevole, attendendo l’ormai consueto rimprovero, e vedendo che questo non arrivava sul suo viso si affacciò un’espressione piacevolmente sorpresa. Un affetto profondo legava l’uno all’altra, non sarebbe stata una parola a dividerli. Nulla avrebbe potuto dividerli. Mai.
Tutto si compì nel silenzio.
Lei iniziò semplicemente a battere le piccole ali, piano in principio ma acquistando sempre maggiore velocità. E si sollevò dal terreno freddo. Sempre più su, sempre più in alto, finché della Terra poteva distinguere come masse variopinte le colline, i monti, gli oceani. Oltre le nuvole, oltre il vento. Prese a volare intorno al mondo, avvolgendolo in una nebbiolina profumata e trasparente, che lenta scendeva verso il terreno, mitigando il clima sempre di più, giorno per giorno. Ma le forze già l’abbandonavano. Piccola e fragile, svaniva lentamente, e di lei non rimase che il dolce profumo.
Parecchie leghe più in basso un folletto schioccava le dita e scompariva, lasciando al suo posto solo un gelido soffio di vento invernale che irritato si scagliò contro un vecchio orologio grigio e tra le sue lancette spezzate consumò la sua breve esistenza.

I commenti degli utenti di neilgaimania

Straczynski26-06-2007 alle 19:15

Due personaggi simpatici e una prosa innocente rendono questo racconto un piccolo gioiello.
Complimenti sinceri!

Devil04-09-2007 alle 13:49

L'incontro "impossbile" tra i due personaggi è molto poetico e suggestivo... Bell'idea!

Ephel_duatH05-11-2007 alle 23:23

Dolce...e la fine è bellissima

:)

kiaretta07-08-2009 alle 15:53

molto semplice qst racconto ke xò fa sognare il vero incontro tra l'inverno e la primavera ke si succedono l'un l'altra in un ciclo snz fine.

I dati del racconto

  • Racconto

    del 10-05-2007

  • Autore del racconto

    Stardust

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    67250 volte

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